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Corea del Sud: tra storia, tecnologia e K-pop! pt.3

Nell’episodio precedente…

Abbiamo analizzato tutto il processo di trasformazione della Corea del Sud da Paese estremamente povero a Paese tra i più ricchi al mondo.
Inoltre, abbiamo riscontrato come gli ingenti investimenti sui settori tecnologici abbiano portato la Corea del Sud ad essere uno dei Paesi più avanzati al mondo.
Oggi, invece, vedremo com’è riuscito il Paese a generare un fenomeno mediatico e culturale di portata tale da raggiungere letteralmente ogni angolo del pianeta.
Allacciati la cintura. Si ricomincia!

L’Hallyu: l’ondata coreana

Ricordi quando ti dissi che la “Corea-Mania” ha un nome ben preciso? Ecco, quel nome è “Hallyu”.
Con il termine “Hallyu” (trad: onda della Corea) si intende l’enorme incremento di popolarità della cultura coreana nel mondo.
Si tratta di un fenomeno culturale e mediatico iniziato verso la fine degli anni ’90, a cavallo con la crisi finanziaria asiatica.

Un po’ di storia

Nei primi anni ’90, l’industria cinematografica locale era pressoché assente, in quanto schiacciata dalle grandi produzioni hollywoodiane che controllavano il mercato sudcoreano.
La grande maggioranza delle emittenti televisive erano provenienti dall’estero.
In questo clima di totale stagnamento, il presidente Kim-Dae Jung (autoproclamatosi “Presidente della cultura”) decise che le cose dovevano cambiare.
Si accorse, infatti, che l’industria cinematografica era capace di generare un indotto economico enorme, senza contare l’attrattiva culturale e turistica che ne sarebbe conseguita.
Il presidente, quindi, incaricò il Ministero della Cultura di aprire un ufficio atto allo sviluppo dell’industria dell’intrattenimento e del settore dei media.
A questa iniziativa conseguirono, poi, forti investimenti non solo dal governo, ma anche da investitori esteri che fiutarono la possibilità di guadagnare da un mercato del tutto nuovo.

Alla conquista dell’Asia!

Il primo ostacolo da superare era l’enorme potere che aveva l’industria dell’intrattenimento giapponese in quasi tutta l’Asia.
Il governo decise quindi di stanziare più di 100 milioni di dollari per finanziare tutto il settore e la formazione di una nuova generazione di professionisti dei media e dell’intrattenimento.
All’interno di questa enorme industria vi era anche il settore musicale.
Nacquero, in quegli anni, sempre più case discografiche le quali si impegnarono quanto più possibile per promuovere e rendere “appetibili” i propri artisti nei confronti del mercato estero (tanto paga lo Stato!).

Dopo qualche anno, agli inizi del 2000, i risultati di tutti questi investimenti iniziarono a farsi notare e la “vittima” più importante di questa ondata coreana fu la Cina.
Numerosi programmi televisivi, film e serie tv (i famosissimi K-Drama) venivano trasmessi in Cina generando, nei giovani, una vera e proprio ossessione per tutto ciò che fosse proveniente dalla Corea del Sud.
Il colpo di grazia fu poi dato dal K-pop, quando iniziarono ad esibirsi le prime boyband sudcoreane, per la prima volta fuori dai confini nazionali, facendo quasi sempre Sold Out.
Nel resto del continente asiatico, il successo fu praticamente analogo, con l’unica differenza che non venivano più comprati solo i prodotti di intrattenimento, ma intere emittenti televisive sudcoreane.
Ed ecco che, in una decina di anni circa, l’ondata coreana aveva sommerso l’intera Asia.

“E in Occidente?”
Nel frattempo, in Occidente, questa ondata arrivò come un contesto di nicchia.
Chi era già attratto dalle produzioni giapponesi, rimase subito stregato da quelle coreane.
Tuttavia, non si trattava ancora di un vero e proprio fenomeno mainstream. Ma ci arriviamo subito!

L’ondata coreana alla conquista del mondo!

I soldi generano altri soldi ed è proprio seguendo questo ragionamento che, dopo il successo raggiunto nel continente asiatico, il governo sudcoreano decise di aumentare ulteriormente il budget destinato alla cultura.
Buona parte di questi fondi furono dati all’industria musicale e dei videogiochi ed il nuovo bersaglio era l’Occidente.
Il primo approccio non fu proprio facile. Mentre i K-drama iniziavano a diffondersi sempre di più, gli artisti K-pop avevano non poche difficoltà ad entrare nel mercato europeo e quello americano.
Nel 2012 però ci fu un punto di svolta che cambiò totalmente l’industria dell’entertainment, prima sudcoreana e poi su scala mondiale.
Ed ecco che qui, dopo 2 articoli e circa 3.700 parole, ci riagganciamo ad una domanda che ti ho fatto nella prima parte di questa rubrica: ti ricordi di PSY e della sua Gangnam Style?


Gangnam Style fu il primo video musicale su youtube a superare un miliardo di visualizzazioni.
Il pezzo fu praticamente ballato e cantato in ogni angolo del pianeta e divenne un tormentone leggendario.
La hit del rapper e produttore PSY aprì un’enorme breccia nei mercati occidentali che non potevano più ignorare il consenso sempre più dilagante che il K-pop stava avendo tra i ragazzi.
Ed ecco che, da questo momento in poi, il K-pop diviene uno dei generi più influenti nel mercato musicale occidentale.


Non fu solo l’industria musicale sudcoreana ad approfittare della breccia, ma tutta l’industria dell’intrattenimento.
Registi e produttori sudcoreani decisero quindi di alzare di più l’asticella e proporre prodotti di qualità sempre più elevata.
Gli investimenti aumentarono sempre di più, così come aumentarono i prodotti esportati all’estero.
Ed ecco che l’ondata (ormai diventata tsunami) coreana ha sommerso anche l’Occidente.

L’ondata coreana non è solo culturale ma anche turistica

Tra i settori che oggi traggono enorme vantaggio da questa ondata coreana c’è il turismo.
Dal 2013 in poi, il ministero del turismo sudcoreano registra, anno dopo anno, un forte incremento dei visitatori.
Oggi, infatti, la Corea del Sud è una meta sempre più ambita dai giovani viaggiatori.
Dal canto suo, il governo sudcoreano ha investito anche nel turismo e ha incentivato la compagnia aerea di bandiera, Korean Air, ad essere sempre più presente negli aeroporti di tutto il mondo e di mantenere tariffe sempre vantaggiose (per quanto possibile).
Inoltre, sono sempre di più i giovani che desiderano studiare il coreano e tentare fortuna in Corea del Sud.

In conclusione…

L’Ondata Coreana è iniziata con i K-Drama, che in occidente erano serie di nicchia, ma è arrivata a produrre un film che in grado di vincere 4 premi Oscar, su 6 nominations (il film in questione è “Parasite” di Bong Joon-oh).

L’Ondata Coreana è iniziata con PSY che ci ha fatto tanto ridere, più che cantare, ma è arrivata a generare artisti come BTS e le Blackpink che oggi scalano le classifiche di tutto il mondo e battono record su record (Anche Guinness World Records).

L’Ondata Coreana è iniziata attirando la nostra attenzione, portandoci a vedere i coreani come dei simpatici e bizzarri alieni, ma è arrivata a generare un’enorme richiesta di ragazzi occidentali che vogliono studiare coreano e trasferirsi in Corea del Sud.

“Ma tutto questo gradasso per la Corea del Sud ha senso?”

Secondo me si.
Al di là dei gusti personali (i k-drama, il k-pop e tante altre k-cose non riesco a farmele piacere), l’hallyu è frutto di enormi sforzi economici, imprenditoriali e artistici. Si parla di un investimento che ha necessitato di anni per arrivare a quello che è oggi. C’è voluta pazienza e tanta fatica. Si è riusciti a dare nuova luce a dei settori praticamente morti, a generare decine di migliaia di posti di lavoro a dare una nuova formazione ai giovani, a creare un prodotto che sia culturale, sociale, mediatico ma anche turistico.
Il gradasso è necessario perché è soprattutto meritato.
Rileggendo tutto ciò che ho scritto, mi vien proprio da riconfermare le parole con le quali ho iniziato questo viaggio di 3 puntate: la stravaganza è bella.



Il nostro lunghissimo viaggio attraverso storia, economia, tecnologia e k-pop è giunto al termine.
Ne faremo altri come questo in futuro? Penso proprio di si. Non sulla Corea del Sud perché penso di aver detto abbastanza, ma sicuramente farò qualcosa di simile parlando di altri Paesi.
E’ stata piuttosto dura, ma credo ne sia valsa la pena!

Un saluto da Quel Tale In Viaggio.